Passa ai contenuti principali

SIGTUNA, UNA STORIA D'AMORE

SIGTUNA. "Sigtuna: Se io giocassi, tu una ninna nanna avresti. Partimmo da Stoccolma in autobus, volevamo fermare il tempo un altro po'. E ci riuscimmo, per un giorno soltanto. Perdersi era impossibile, ma noi volevamo perderci, pertanto, ci rifugiammo dentro a una comitiva di turisti. Parlavano di vichinghi e ci mostrarono quell'invidiabile posizione strategica che permetteva di scorgere i nemici. Oh averla noi una collinetta così bella ed efficace nella mente. E, soprattutto, nel cuore. Ma tant'è. Iniziò a Sigtuna questa nostra storia, e tu mi regalasti una moneta di Re Olof, con su scritto: QUA DOVE LA NOSTRA STORIA COMINCIA! Io raccolsi una pietruzza dicendoti: è pietra runica, me l'ha confidato il vecchio che puliva le scale della chiesa. Mi disse piano: regalale una pietra, serve a futura memoria. Era inglese sbiascicato, io capii qualcosa, chissà, l'amore eterno!? Ciò volli capire amandoti in albergo. Pensammo di sposarci in municipio, la lista era lunga ma vuoi mettere Sigtuna con Las Vegas? Giravamo avanti e indietro tra i negozi ed i caffè, in 5 minuti era finito il tour. Ma noi ripartivamo, facendo nostro ogni metro, abbracciati stretti, mani a culo e viceversa. L'amore porta a fare cose sceme che però non ti vergogni mai. Ci imboccavamo di polpette e barbabietole e torta di mele fatta in casa. Tre porzioni: troppe le calorie da recuperare. E quando poi passeggiammo sulle rive del lago Mälaren, qui forse compresi che mi era ritornata  dentro la vita. Mi ero lasciato abbandonare. In te ritrovai lo splendore, guardandoti. Sigtuna, villaggetto di 7000 anime, scoperto  per caso dopo aver perduto un aereo. Sigtuna, 7001 anime, se ritrovai la mia, grazie a te. Io cercavo l'anima, tu cercavi le papere e mi parlavi del giovane Holden, e di dove finiscono le papere quando il lago è ghiacciato. Parlavi di papere mentre io cercavo di baciarti l'anima in Svezia. Ps: E quando le trovammo, non riuscimmo a fare niente, né un bacio, né un panino, che 'ste papere stemperarono il nostro amore starnazzandoci contro ed inseguendoci fino al limitar del bosco. Intanto, su nel cielo, gli aerei cercavamo inutilmente di riportarci con la testa a Milano". (Memorie di un amore, Sigtuna, A. Battantier, 2006). 



Post popolari in questo blog

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e